Architettura, simbologia e spiritualità


L’ing. Ing. Antonio GuacciAntonio Guacci, docente dell’università di Trieste presso la facoltà di ingegneria civile, accolse l’invito del committente mons. Mons. Antonio SantinAntonio Santin, Vescovo di Trieste-Capodistria ad edificare un Tempio Mariano che raccogliesse la memoria di quattro eventi nazionali: la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria (13 sett. 1959), il voto fatto dal presule per la salvezza di Trieste (30 apr. 1945), il ricordo dei soldati caduti e dispersi (1945) ed il dramma dell’Esodo Giuliano-Dalmata. Elaborò un originale progetto, un “Memoriale”, su un ciglione carsico a 330 metri sul livello del mare, visibile da tutti i paesi che si affacciano sul golfo.

Il Tempio è stato progettato alla fine degli anni 50 con i canoni della bellezza classica: la sezione aurea, il triangolo di Eulero, le proporzioni belle della matematica e la radice quadrata di 5, con un armonico e proporzionato equilibrio delle parti. Offre allo sguardo una bellezza semplice, radiosa ed austera.

anellodiamanteL’autore, ispirandosi al “diamante solitario” incastonato sull’anello delle bellezze di Trieste, ha inteso attirare lo sguardo di tutti verso l’alto, sull’esempio della Vergine Maria a cui è dedicato.

E’ uno dei primi edifici in cemento armato, modulare, autoportante. Il modulo utilizzato è il triangolo isoscele, con la base uguale all’altezza, figura geometrica che da alla struttura una grande stabilità, viene utilizzato in ogni suo elemento architettonico e ne conferisce uno stile unico, ricco di molteplici significati simbolici.
disegno facciataIl triangolo nel linguaggio simbolico biblico, rappresenta la trascendenza di Dio.
Nel Nuovo Testamento, richiama la prima verità della fede, la Trinità: un solo Dio in 3 persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Il volume dell’edificio è di c.a. mc 40.000, con un altezza di circa ml. 40, con la superficie dell’aula inferiore di mq 1.600 e di quella superiore di mq 1.500; dimensioni ragguardevoli per un edificio di culto, tanto da renderlo assieme alla sua ubicazione il più maestoso di Trieste.
vetrata internaLe pareti a vetro della chiesa superiore conferiscono all’aula trasparenza e luminosità che la rendono in continuità con il cielo, il mare e la vegetazione circostante.
La chiesa inferiore, invece, con gli intrecci dei fasci luminosi, con le sue “lame” di luce e le penombre donano all’interno un’aurea di mistero che invita alla riflessione ed al silenzio.
L’ing. Antonio Guacci, eccellente artista ed intellettuale, di cultura giudaico-cristiana, vero amante dell’arte astratta, emancipandosi dalla mimesi con la natura, ha realizzato il Tempio con l’utilizzo di pochissimi elementi geometrici, ricavandone un opera dalla linea semplice e fluente.
anelloNell’aula superiore il grande profilo triangolare della struttura con la punta verso l’interno, per formare il vano campane, disegna una grande “emme”(M) il monogramma di Maria.
I triangoli di vetro che ricoprono la facciata sostenuti da costoni di cemento armato formano una lunga sequenza di lettere (A) ed (M) che rappresentano le iniziali del saluto angelico: “Ave Maria”.
Gli altari laterali della chiesa superiore, di sagoma triangolare, debitamente rastremati, formano la “emme” (M) di Maria, ulteriore richiamo a Colei alla quale il Tempio è dedicato.
madonninacrooce di vetroIl modulo del triangolo compare anche nella croce sopra l’altare dell’Eucarestia, a sostenere con la loro fitta trama i grossi cristalli colorati che formano i 5 lobi della croce, a significare le 5 piaghe di Gesù crocifisso.

La chiesa inferiore, orientata da Nord a Sud, con la sua bassezza, simboleggia l’umanità nella sua dimensione creaturale.
La chiesa superiore, orientata da Est verso Ovest con la sua eminente altezza, simboleggia la trascendenza, la divinità.
L’intersezione degli assi delle 2 chiese sovrapposte simboleggiano il grande mistero cristiano: l’irruzione del divino nell’umano, l’incarnazione di Cristo, vero Dio e vero uomo, mistero che per Grazia si attua in ogni battezzato quando accogliendolo ne vive la sua vita.

esagoni apiL’interno della chiesa superiore è modellato come un esagoni chiesafavo d’api per le molteplicità degli elementi esagonali che rivestono le sue pareti tanto da farle assomigliare al reticolo delle celle, ricolme di miele, di un’arnia.
È un simbolo che ricorda un passo dell’Annuncio di Pasqua: “nella solenne liturgia del Cero, frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce … non si estingue il suo vivo splendore ma accresce sul consumarsi della cera che l’ape madre ha prodotto per alimentare questa preziosa lampada”.
Questa dimensione simbolica attualizza il carisma del Tempio che recita: ”da questo favo, il Tempio; l’ape madre e regina, la Madonna; vuole dispensare il suo miele, le sue celesti grazie a tutti coloro che vengono a pregarla.
naveAll’alba del progetto del Tempio, mons. Antonio Santin ebbe un sogno premonitore: vide sopra uno sperone roccioso una nave con la prua rivolta verso il mare con le vele dispiegate al vento.
La nave è simbolo della Chiesa, ma anche di Maria della quale ella è modello, aurora e madre: sempre pronta con le sue grazie ad accompagnarla maternamente al porto più sicuro.

chiesa inferioreL’ing. Guacci non sembra aver disatteso la visione profetica del suo committente: la chiesa inferiore, infatti, assomiglia alla “stiva” di una nave.

La chiesa superiore invece, assomiglia alla “coperta” di una nave, dove l’altare maggiore, indica il “ponte di comando”: il “nocchiero” Cristo unendola a Se con il suo spirito, la sospinge verso la gloria del Padre.
L’altare della Madonna, invece, in fronte all’altare dell’Eucarestia ne suggerisce la “rotta” della nave: “fate quello che Egli vi dirà” (Gv. 2,5).
La facciata esterna dell’edificio mostra 3 grandi dimensioni architettoniche: la piramide ad indicare la trascendenza, la composizione dei triangoli ad indicarne la pluralità e la sua monolitica struttura ad indicarne l’unità.
Nella composizione di questi 3 grandi simboli, il Tempio anche dall’esterno, annunzia un messaggio sempre attuale: “l’unità nella pluralità si raggiunge quando si guarda in alto, dove si scorge maggiormente ciò che unisce anziché ciò che divide”.