Chiesa Inferiore


La chiesa inferiore, oltre all’altare principale, è costellata di altari e di una cappellina.
Planimetria originale

Disegno della planimetria secondo la concezione originale

L’asse principale è rivolto sulla direttrice Nord-Sud.

L’altare principale è dedicato al Milite ignoto
Altare al Milite Ignoto

Altare dedicato ai Caduti senza il conforto della Croce, per onorare i 130mila giovani che durante la Seconda Guerra Mondiale non ebbero degna sepoltura.

L’Associazione “Opera Caduti senza Croce ” di Trieste, pose, il 3 settembre 1967, a loro memoria un Crocifisso in bronzo, – realizzato dal Maestro Marcello Mascherini -, che, nel susseguirsi dei rami spezzati che lo formano, simboleggia il sacrificio di chi non ha fatto più ritorno a casa. Monsignor Antonio Santin, allora Vescovo di Trieste e Capodistria, li onorò con le parole:

“Di quanti terre ignote e mari ricoprirono, questa è la Croce unica speranza”.

Sulla destra si trovano alcuni altari:


Altare di Pirano
San Giorgio di Lydda

Altare di San Giorgio
Stemma della città di Pirano

Cenni storici

Nella composizione bronzea che decora l’altare votivo dei Piranesi, emerge la nota icona del Santo Cavaliere impegnato nella lotta vittoriosa, sul drago strisciante, per la sua e la nostra Fede. I vari quadri del bronzo mostrano alcuni luoghi significativi della città di Pirano sulla punta nord occidentale dell’Istria.

La scritta in latino si legge incisa su uno dei due pili di pietra bianca porta bandiera che, ancora oggi, segnano l’ingresso dell’antico porto del mandracchio: nel 1343 il Santo invocato apparve al semplice pescatore, come illustrato nella loggia della piazza Giuseppe Tartini, e promise sicurezza alla “terra piranese” con l’aiuto delle sue intercessioni. Da allora San Giorgio martire è stato il Patrono della città e territorio piranesi. Nel Duomo viene ancora ricordato san Massimiano (diacono a Pola e poi primo vescovo di Ravenna negli anni 498 – 556), cui prima si rivolgevano i fedeli dell’antica Pirano, villaggio di pescatori e marinai.

L’altro pilone di pietra bianca sulla piazza reca l’effige del Leone alato di San Marco “dominatore di terre mare e dei cieli”, a cui Pirano nel 1283 giurava “fedeltà e dedizione a Venezia, Serenissima Repubblica Regina dei mari”.

( Mario Dolce , settembre 2016 )


Altare della Madonna del Carmine e dei Santi Mauro e Donato patroni di Isola d’Istria

Altare della Madonna del Carmine e dei Santi Mauro e Donato patroni di Isola d’Istria
Stemma della città di Isola d'Istria

Il presbitero inglese Simone Stock il 16 luglio 1251 ebbe l’apparizione mariana della Vergine del Carmelo, durante la quale questi avrebbe ricevuto dalla Vergine uno scapolare e la rivelazione di privilegi connessi alla sua devozione. Simone Stock era all’epoca priore generale dell’ordine carmelitano, sorto sul monte Carmelo in Galilea nel XII secolo.

San Mauro fu Martire e Vescovo di Parenzo al tempo della persecuzione di Diocleziano, avvenuta agli inizi del IV secolo. Mauro fu monaco, pellegrino a Roma, sulla tomba di Pietro. Da Roma giunto in Istria fu eletto Vescovo di Parenzo. Durante la persecuzione, sopportò i tormenti più dolorosi, senza vacillare nella testimonianza della fede. E’ stato decapitato e sepolto in un cimitero suburbano. A Roma, le reliquie del Vescovo istriano sono ancora conservate a San Giovanni in Laterano. Il culto di San Mauro ebbe vasta diffusione con tracce a Fondi, nel Lazio, a Gallipoli, in Puglia e, addirittura, in Bretagna.

San Donato d’Arezzo, nato a Nicomedia, morto ad Arezzo il 7 agosto 363, fu grande taumaturgo e vescovo martire di Arezzo. La sua opera di evangelizzazione fu molto proficua. Consacrato vescovo dal papa, succedette a Satiro nella guida della Chiesa aretina e continuò nella sua opera pastorale, coadiuvato dal diacono Antimo. Gli fù attribuito il martirio, dal prefetto di Arezzo, Quadraziano, mediante decapitazione.


Santa Caterina da Siena

Santa Caterina da Siena

Santa Caterina (Siena c. 1347 – Roma 29 aprile 1380) unì alla profondità della vita contemplativa un’attività instancabile. Messaggera di pace in una società sconvolta da fiere rivalità, operò per il ritorno del papa da Avignone, per la composizione dello scisma d’Occidente, per la riforma della Curia Romana, per il miglioramento dei costumi, per l’assistenza ai malati e ai carcerati. I suoi scritti, fra i quali ricordiamo il «Dialogo della divina Provvidenza» e l’Epistolario, eccellono per la sapienza, il fervore della carità e la straordinaria qualità del linguaggio. E’ patrona d’Italia (18 giugno 1939), dottore della Chiesa (4 ottobre 1970), compatrona d’Europa (1 ottobre 1999).

Questo altare ricorda il voto di mons. Antonio Santin vescovo di Trieste, il giorno di santa Caterina da Siena 30 aprile 1945, in quell’ora tragica per la città promise alla Madonna la costruzione di una chiesa in Suo onore se non fosse stata distrutta nel conflitto bellico.


Riproduzione della Sacra Sindone
La Sacra Sindone

È presente una riproduzione della Sacra Sindone con annessa una mostra permanente che ne descrive i tratti biblici, storico-archeologici e scientifici.


Altare di San Francesco d’Assisi

Altare di San Francesco d'Assisi
Altare di San Francesco d'Assisi (particolare)

Nacque da genitori assisani, alla fine del 1181 o all’inizio del 1182, Pietro di Bernardone, ricco mercante, e Madonna Pica. Il suo nome di battesimo è Giovanni, a cui il padre, tornato dalla Francia, aggiunse quello di Francesco (forma aggettivale antica per “francese”).

Diacono e fondatore dell’Ordine che da lui prese il nome, ricevette le stigmate.

Morì il 3 ottobre 1226: il 4 ottobre viene festeggiata la sua memoria liturgica.

Conosciuto come “il poverello d’Assisi”, la sua tomba è meta di continuo pellegrinaggio: San Francesco d’Assisi è uno dei santi più popolari e venerati del mondo.

Ispiratore di molteplici istituti religiosi maschili e femminili, ovunque si è prodigato e promosso la concordia, la pace e la fratellanza. E con il Cantico delle creature, da lui composto, ha voluto riconciliare il cuore dell’uomo con sé stesso, con Dio, con la natura e con il cosmo intero, divenendo così il promotore più illustre dell’ecologismo ed iniziatore della tradizione letteraria italiana.

Venne eretto a Patrono d’Italia il 18 giugno 1939, assieme a Santa Caterina da Siena, da Papa Pio XII.

Il popolo italiano, onorandolo come proprio protettore, pose quest’altare come ex voto.


Santi Cirillo e Metodio

Santi Cirillo e Metodio

I santi Cirillo e Metodio sono tra i patroni d’Europa, proclamati tali da Giovanni Paolo II assieme a san Benedetto nel 1980. Sono ricordati come gli apostoli degli slavi, infatti, la loro opera ha lasciato un seme di unità che abbraccia l’intero Continente e supera qualsiasi divisione culturale, linguistica, politica. Fratelli, nati a Salonicco nei primi decenni del IX secolo, ebbero stretti rapporti con la Chiesa di Costantinopoli e con l’imperatore bizantino: dalla capitale orientale vennero inviati in diversi luoghi come evangelizzatori. Ma l’impresa più importante fu in Pannonia e Moravia, dove Cirillo lavorò a un nuovo alfabeto che porta il suo nome “cirillico” per le popolazioni locali e alle traduzioni dei testi sacri. Metodio fu ordinato vescovo a Roma e morì in Moravia nell’885, 16 anni dopo Cirillo, che, fattosi monaco, era morto a Roma nel’869.

I Santi Cirillo e Metodio sono considerati patroni di tutti i popoli slavi; nell’ambito della Chiesa cattolica sono molto venerati in Slovenia, Slovacchia, in Croazia, Repubblica Ceca e Repubblica di Macedonia.

Nell’Enciclica Slavorum Apostoli Giovanni Paolo II afferma che “Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale, che confluiscono entrambe nell’unica grande Tradizione della Chiesa Universale. Essi sono per noi i campioni ed insieme i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d’Oriente e d’Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l’unità visibile nella comunione perfetta e totale”.


Altare di San Antonio di Padova

Altare di San Antonio di Padova
Altare di San Antonio di Padova (particolare)

Fernando Martins de Bulhões (Lisbona, 15 agosto 1195 – Padova, 13 giugno 1231) fu un religioso francescano portoghese canonizzato dalla Chiesa cattolica come Antonio di Padova (in Portogallo noto come António de Lisboa) e proclamato “dottore evangelico” nel 1946. Da principio monaco agostiniano a Coimbra dal 1210, poi dal 1220 frate francescano. Viaggiò molto, vivendo prima in Portogallo, in Italia e in Francia. Nel 1221 si recò al Capitolo Generale ad Assisi, dove vide e ascoltò di persona san Francesco. Terminato il capitolo “delle stuoie”, Antonio fu inviato a Montepaolo di Dovadola, nei pressi di Forlì.

Dotato di grande umiltà, ma anche di grande sapienza e cultura, per le sue valenti doti di predicatore, mostrate per la prima volta proprio a Forlì nel 1222, e da qui conosciuto come “Antonio da Forlì”, soprattutto per i molti miracoli che fece nelle missioni in particolare a Rimini. Antonio fu incaricato dell’insegnamento della teologia e inviato dallo stesso san Francesco a contrastare la diffusione dell’eresia catara in Francia. Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova.

Morì all’età di 36 anni. Grande taumaturgo e riconciliatore di molteplici controversie si schierò sempre dalla parte dei poveri e degli ultimi. Il suo culto è fra i più diffusi del cattolicesimo. I devoti dell’Istria e Dalmazia, posero questo altare come ex voto.


Memoriale dalmata
Memoriale dalmata

Nato da un’idea di Padre Luigi Moro, rettore del Santuario di Monte Grisa che aveva potuto meglio conoscere e valutare la grande funzione storica rivestita dalla Chiesa apostolica di Dalmazia in occasione del Primo Giubileo dell’Esule del 2016 proposto e fortemente voluto dalla Congregazione di San Girolamo dei Discendenti delle Famiglie nobili e patrizie e degli Uomini di Dalmazia, ha immediatamente coinvolto me e l’Intera Fondazione.
È stata incaricata l’archeologa dott. Daria Garbin, segretaria della Fondazione, di selezionare tra i tanti Santi, Martiri, Beati nonché tra monumenti e simboli della spiritualìta religiosa e secolare dalmata quelli più significativi, presentati e benedetti dall’Arcivescovo dì Trieste mons. Giampaolo Crepaidi il 22 maggio 2016.
Sono rimasti esposti al pubblico per sei mesi, al fine da raccogliere consigli e proposte di tutta la comunità dalmatica triestina, italiana e dei residenti in Dalmazia.
È stata, quindi, incaricata la Domus Art, azienda veneziana specializzata nella realizzazione del progetto definitivo, uniformato allo stile architettonico del Santuario.

Nel centenario dell’apparizione della Beata Vergine a Fatima,
Trieste, lì 13 maggio 2017

Il Presidente della
“Fondazione scientifico culturale Eugenio Dario e Maria Rustia Traine”
On. Renzo de’ Vidovich
di Capocesto e Rogosnizza

Descrizione approfondita del memoriale


Sulla sinistra si trovano:

  • Cappella Eucaristica San Giuseppe
  • Battistero donato dagli Isolani
  • San Girolamo e San Simeone patroni della Dalmazia e di Zara
  • Majka Milosrđa – Madre delle Misericordia
  • Altare degli esuli Istriani
  • San Vito e San Modesto, protettori di Fiume
  • Beato Carlo I d’Austria

San Girolamo e San Simeone patroni della Dalmazia e di Zara

Altare di San Girolamo e San Simeone patroni della Dalmazia e di Zara
Stemma della Dalmazia

San Girolamo (Stridone, 347 – Betlemme, 30 settembre 419/420) è stato uno scrittore, teologo e santo romano. Fu padre e dottore della Chiesa. Tradusse la Bibbia dal greco e dall’ebraico al latino.

Visse da grande asceta e aggregò attorno a se fratelli e sorelle dediti alla vita ascetica, fondando varie comunità.

San Simeone, era un ebreo, “uomo giusto e timorato di Dio”.

Il Vangelo di Luca (2,22-35) riporta che quando Gesù fu presentato al Tempio, i suoi genitori Giuseppe e Maria incontrarono Simeone. Era un anziano a cui lo Spirito Santo aveva preannunziato che avrebbe visto il Messia. Simeone prese tra le braccia Gesù bambino e rese gloria a Dio con la preghiera tramandatasi come Nunc dimittis. Egli inoltre profetizzò a Maria la sua partecipazione alle vicende dolorose della vita del figlio Gesù.

Altari voluti da Monsignor Antonio Santin Vescovo di Trieste e di Capodistria e dal Comitato pro altari di Istria, Fiume e Dalmazia.

Opera di pregio artistico e spirituale, realizzata dal Maestro Tristano Alberti, nel 1967, che volle scolpire la devozione delle genti Giuliano-Dalmate, che dovettero lasciare le loro terra a causa dell’Esodo dal 1945.


Majka Milosrđa
Madre delle Misericordia

Majka Milosrđa, Madre delle Misericordia

Madre delle Misericordie in Buie

I testi antichi riportano la storia del benestante buiese Paolo Razizza che, all’apparizione della Madonna in sogno, si recò a Venezia nel 1497 per acquistarne una statua. Ritornato di notte sul colle di Buie e trovando chiuse le porte del luogo, decise di riposarsi. All’indomani, volendo sollevare la statua, si rese conto che questa era immobile e per quanto molti lo aiutassero a spostarla essa rimaneva saldamente fissata al suolo.

Scultura in bronzo ex voto donata al Tempio mariano dai profughi giuliani devoti della Madonna Madre delle misericordie della città di Buie.


Altare degli esuli Istriani
Santi patroni dell’Istria

Altare degli esuli Istriani
Stemma dell'Istria

Alto rilievi in bronzo, opera di pregio dello scultore Tristano Alberti, altari consacrati il 12 maggio 1968 dall’Arcivescovo di Trieste-Capodistria Mons. Antonio Santin ed offerti in onore di Maria Madre e Regina titolare del Tempio mariano di Monte Grisa. Il comitato promotore assieme alle associazioni degli esuli fiumani, istriani e dalmati, intendono con questo dono impetrare celesti benedizioni sulle loro Chiese lontane, sui loro defunti e sulla loro amata patria.

San Nazario
San Giusto
San Nicolò
San Martino
San Tommaso
San Mauro
San Pellegrino
San Servolo
Santa Eufemia
San Gaudenzio
San Quirico

Sullo zoccolo dell’altare centrale spicca la scritta: “Santi patroni delle nostre Chiese istriane pregate per noi”. Sovrasta l’altare il Cristo Risorto simbolo della speranza e della risurrezione di un popolo che ha tanto sofferto.


San Vito e San Modesto, protettori di Fiume

Altare di San Vito e San Modesto, protettori di Fiume
Stemma della città di Fiume

Altari voluti da Monsignor Antonio Santin Vescovo di Trieste e di Capodistria e dal Comitato pro altari di Istria, Fiume e Dalmazia.

Opera di pregio artistico e spirituale, realizzata dal Maestro Tristano Alberti, nel 1967, che volle scolpire la devozione delle genti Giuliano-Dalmate, che dovettero lasciare le loro terra a causa dell’Esodo dal 1945.


Beato Carlo I d’Austria
Beato Carlo I d'Austria

Respirando a fatica lui prega: “Gesù mio, sia fatta la tua volontà – Gesù.”
Con queste parole passa dolcemente dal suo Signore e Redentore. Sono terminati la sua malattia e la sua lunga sofferenza, ed anche il tormento del tradimento e del rifiuto.
È il 1 aprile 1922, un sabato, subito dopo pranzo. Il suo nome è Carlo; è un uomo semplice e mortale che si avvicina con dignità verso la fine della sua vita. Per i suoi connazionali lui è Sua Maestà Carlo, Imperatore d’Austria e Re apostolico dell’Ungheria.

Storia completa della vita del Beato Carlo d’Austria (pdf)
Complete history about Blessed Emperor Charles (pdf)
Volle Geschichte des Lebens des seligen Karl von Österreich (pdf)