La Sindone, icona del Sabato Santo


Le clarisse riparano i danni dell'incendio sulla SindoneCome le Clarisse di Chambéry, che rammendarono la Sindone danneggiata dall’incendio, lasciamoci «benignamente visitare» dall’immagine di Cristo morto.
 
(1534: «e noi rimanemmo povere orfane di Colui che ci aveva così benignamente visitato attraverso la Sua immagine»)

 
 

San Carlo Borromeo davanti alla SindoneCome san Carlo Borromeo, che venerò la Sindone più volte, pregando, predicando e commuovendosi fino alle lacrime davanti ad essa, lasciamoci interpellare dai segni della Passione di Nostro Signore.
 
(1578: «quella preciosissima Sindone nella quale fu involto il corpo del Salvator nostro mentre Egli stette nel sepolcro»)

 
 

Come sant’Agostino, ricordiamo che il buio del sepolcro durò solo lo spazio di 40 ore circa.
 
(De Trinitate, IV,6: «Dall’ora della morte fino al mattino della Resurrezione vi sono quaranta ore»).

 
 

Benedetto XVI in preghiera davanti al SantissimoDi nuovo come san Carlo, pensando a quelle 40 ore che il corpo esanime del Redentore trascorse avvolto nella Sindone, attraverso le Quarantore riscopriamo l’Adorazione Eucaristica, ove adoriamo Gesù in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.
 
(Conciones autographae: «Cristo volle consegnarci viva e continua memoria della Sua Passione non solo lasciandoci nel santissimo Sacramento dell’altare la sostanza del vero e reale corpo suo, ma anco, aggiungendo memoriale a memoriale, et pegni a pegni, lasciandoci la figura visibile et sensibile del suo corpo in questo Linteo, acciocché avessimo a pascere non solo l’homo interiore, l’intelletto e l’affetto col santissimo Sacramento ma anco l’huomo esteriore con tutti i suoi sentimenti in questa preclarissima Sindone»).

 
 

Infine, come il vescovo piemontese Agaffino Solaro di Moretta, leviamo lo sguardo e contempliamo Cristo goloriosamente risorto per la nostra salvezza.
 
Sindone evangelica, historia e theologica: «La croce vivo e mortale ricevendolo, morto lo diede et essangue; ma la Sindone, che morto ed essangue lo ricevè, vivo, anzi glorioso e trionfante lo restituì»

 
 

Benedetto XVI

Benederro XVI in preghiera davanti alla Sindone
Benedetto XVI benedice vicino alla Sindone

«Tutti abbiamo avvertito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono. Ciò che della morte ci fa più paura è questa sensazione di abbandono. Come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci rassicura. L’uomo vive per il fatto che è amato e può amare, e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli. Guardando questo Telo con gli occhi della fede si percepisce qualcosa di questa luce. La Sindone è stata immersa in quel buio profondo. Nel seno della morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Dall’Uomo dei dolori, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, e anche le nostre passioni, sofferenze, difficoltà e peccati. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è vita! L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita.
Portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità.»

 
 

UNA SFIDA PER LA SCIENZA, UNA RIFLESSIONE SUL VANGELO, UN INVITO ALLA FEDE.