(1534: «e noi rimanemmo povere orfane di Colui che ci aveva così benignamente visitato attraverso la Sua immagine»)
(1578: «quella preciosissima Sindone nella quale fu involto il corpo del Salvator nostro mentre Egli stette nel sepolcro»)
(De Trinitate, IV,6: «Dall’ora della morte fino al mattino della Resurrezione vi sono quaranta ore»).
(Conciones autographae: «Cristo volle consegnarci viva e continua memoria della Sua Passione non solo lasciandoci nel santissimo Sacramento dell’altare la sostanza del vero e reale corpo suo, ma anco, aggiungendo memoriale a memoriale, et pegni a pegni, lasciandoci la figura visibile et sensibile del suo corpo in questo Linteo, acciocché avessimo a pascere non solo l’homo interiore, l’intelletto e l’affetto col santissimo Sacramento ma anco l’huomo esteriore con tutti i suoi sentimenti in questa preclarissima Sindone»).
Sindone evangelica, historia e theologica: «La croce vivo e mortale ricevendolo, morto lo diede et essangue; ma la Sindone, che morto ed essangue lo ricevè, vivo, anzi glorioso e trionfante lo restituì»
«Tutti abbiamo avvertito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono. Ciò che della morte ci fa più paura è questa sensazione di abbandono. Come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci rassicura. L’uomo vive per il fatto che è amato e può amare, e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli. Guardando questo Telo con gli occhi della fede si percepisce qualcosa di questa luce. La Sindone è stata immersa in quel buio profondo. Nel seno della morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Dall’Uomo dei dolori, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, e anche le nostre passioni, sofferenze, difficoltà e peccati. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è vita! L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita.
Portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità.»