Usi funerari giudaici


Rito funerario ebraico modernoLa Sindone di Torino è una sindone funeraria tradizionale giudaica: unica caratteristica particolare risiede nel pregio del tessuto.
Secondo la tradizione ebraica, il morto deve essere avvolto in una sindone (takrik o takrikim), generalmente in lino bianco oppure in cotone.
Alcuni decenni dopo la morte di Gesù, semplici sindoni di lino divennero le sindoni funerarie per eccellenza, seguendo l’esempio di Rabban Gamaliel II (che chiese di essere sepolto in quel modo per invitare alla moderazione ed evitare il lusso nelle cerimonie funebri).
Generalmente le sindoni venivano confezionate appositamente, ma non è raro il caso di sindoni ottenute con materiale di riuso.
Le operazioni rituali che dovevano essere compiute su un cadavere possono riassumersi così: prima di tutto, la famiglia del defunto dove occuparsi di funerale e sepoltura lo stesso giorno del decesso, prima del tramonto, perché non è lecito che un corpo trascorra una notte insepolto; il corpo deve essere costantemente sorvegliato e coloro che lo vegliano sono esenti da alcuni precetti e preghiere.
La preparazione del corpo è generalmente un compito femminile; la prima cosa da fare è chiudere gli occhi del defunto, poi la mascella e ogni altro orifizio; il corpo deve essere pulito, lavato con acqua e unto con olii e profumi; capelli e unghie devono essere regolati; poi il corpo è avvolto in una sindone funeraria.
A volte vengono accese delle candele dietro il capo o ai piedi del defunto e spesso si cosparge la sindone di spezie; altre spezie e aromi possono essere bruciati durante la processione funebre verso il luogo della sepoltura, sparsi sul catafalco, o semplicemente lasciati nella tomba.
«Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito» (Mt 27,59)Deposizione dalla Croce (Cattedrale di Torino)
«Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo» (Mc 15,46)
«Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo» (Lc 23,50-53)
«Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura» (Gv 19,40)
Nei Vangeli i teli funerari di Gesù sono descritti mediante due diverse parole greche: sindòn (singolare) e othonia (plurale).
Il greco non era la lingua madre di nessuno degli evangelisti e molti studiosi ritengono che i Vangeli siano stati scritti originariamente in ebraico o in aramaico.
Entrambi i termini sindòn e othonia sono molto generici e non contengono alcuna indicazione circa il materiale di cui erano fatti.
Secondo alcuni, othonia è un plurale enfatico, secondo altri è un modo eloquente per descrivere un unico lenzuolo piegato in due (sopra e sotto il cadavere).
Quanto al caso di Lazzaro, che secondo l’evangelista Giovanni esce dal sepolcro «i piedi e le mani legati con bende» (Gv 11:44), il greco keriai probabilmente indica fasce che erano servite a tenere ferme gambe e braccia durante il percorso verso la tomba. Tali elementi dovevano essere poi sepolti insieme al cadavere perché da esso resi impuri. Simili bende per Gesù probabilmente non furono necessarie, considerato il rapido e intenso rigor mortis prodottosi a seguito della morte traumatica.
Il mancato lavaggio dell’Uomo della Sindone
L’Uomo della Sindone non fu lavato prima della sepoltura.
La Sindone mostra infatti abbondanti tracce di materiale biologico, sangue incluso: ciò è compatibile con la legge ebraica, perché se è vero che secondo i rituali funebri il corpo deve essere lavato, è altrettanto vero che c’è un’eccezione alla regola.
Se il deceduto è vittima di morte violenta, il corpo non deve essere lavato perché il sangue versato in un incidente, o in seguito a torture, nell’agonia e simili, deve essere conservato e sepolto con il corpo. Secondo la tradizione, quel sangue è parte del corpo, e da esso non lo si deve separare nella morte.
Se un uomo muore con i suoi vestiti e questi sono macchiati o intrisi del suo sangue, questi vestiti devono essere sepolti con lui e un lenzuolo, appunto una sindone, deve essere avvolta attorno al corpo con i vestiti addosso; se del sangue è caduto a terra, dev’essere raccolto e sepolto insieme al corpo.
Nel caso dell’Uomo della Sindone, il suo corpo era coperto di sangue versato prima, durante e dopo la morte: quindi, per la legge ebraica, per via di tutto quel sangue mescolato, il corpo non poteva essere lavato e il sangue doveva essere sepolto col corpo.
Esempi di tombe ebraiche
Le tombe erano scavate nella roccia ed erano provviste di un numero variabile di ambienti a grotta: talora sontuose, esse erano organizzate attorno a uno spazio centrale, dotato di pietra per l’unzione e la preparazione del cadavere, che faceva da disimpegno per gli ambienti per la sepoltura vera e propria, dotati di loculi; all’entrata, un masso sigillava la tomba.
Esistevano poi tombe più povere, a pozzo, ove le salme erano calate dall’alto; erano chiuse da una lastra di pietra.
Dopo un anno, le ossa dei più abbienti venivano raccolte dal loculo e poste in un ossario, da collocarsi sempre nella medesima tomba.