Dopo lo STURP


I POLLINI PRESENTI SUL TESSUTO DELLA SINDONE
Fin dal 1973 il criminologo svizzero Max Frei aveva ottenuto il permesso di prelevare alcuni campioni di polvere depositatasi sulla Sindone e accertò la presenza di alcuni pollini. Nel 1978 fu ammesso, insieme ad altri studiosi europei, all’esame diretto della Sindone in occasione della sessione di lavoro concessa allo STURP: ebbe così modo di approfondire le precedenti analisi palinologiche e prelevare altri campioni. Gli studi sui pollini proseguono ancora oggi grazie alle richerche di altri scienziati (importanti nuove acquisizioni si devono alla spagnola Marzia Boi).
Max Frei raccoglie campioni di pollini dalla Sindone
Max Frei discute con altri ricercatori
I pollini prelevati da Frei, studiati in seguito anche da altri studiosi di botanica e palinologia, accreditano la presenza della Sindone in alcune aree geografiche precise: la Palestina, l’Asia Minore, la Francia e il Nord Italia.
Pollini recuperati dalla Sindone
Zygophillum dumosum e la sua diffusione
La Sindone deve dunque essere passata da quei luoghi: come e quando, esattamente, è più difficile dire. La Palestina coinciderebbe dunque con il luogo di provenienza iniziale, l’Asia Minore potrebbe secondo alcuni studiosi coincidere con qualche tappa dei primi secoli cristiani, mentre Francia e Nord Italia corrispondono alle zone ove la presenza della Sindone è sicuramente attestata a partire dalla metà del XIV secolo.
Marzia Boi (Università delle Isole Baleari) ha recentemente identificato alcuni pollini presenti sulla Sindone con le specie Helichrysum, Cistus, Ferula e Pistacia lentiscus: tali pollini appartengono a piante utilizzate nell’antichità per la preparazione di balsami preziosi e unguenti funebri.

 

IL TERRICCIO E L’ARAGONITE PRESENTI SULLA SINDONE
Sul tessuto sindonico, su un ginocchio e sulla punta del naso, in corrispondenza di varie escoriazioni è stata rilevata la presenza di terriccio che induce a ritenere che l’Uomo della Sindone sia caduto prima di essere crocifisso. Su un tallone, inoltre, è stato rinvenuto un tipo di aragonite caratteristico della zona di Gerusalemme.
Il terriccio riscontrato sulla Sindone richiama alla mente le cadute di Gesù sulla via del Calvario, verso il luogo dell’esecuzione. La pia pratica della Via Crucis, nel senso attuale del termine, fu fissata solo nel Medioevo (a partire dal XIII secolo e con un numero variabile di stazioni). La Via Crucis, detta anche Via Dolorosa, attinge a tradizioni antichissime: nelle consuete 14 stazioni (stabili dal XVII secolo) si ricordano ben tre cadute di Gesù (terza, settima e nona stazione).
Nel Vangelo si riferisce del trasferimento di Gesù dal Pretorio al Calvario senza precisare alcun dettaglio di quanto avvenne durante il percorso (eccettuato l’episodio di Simone di Cirene, caricato del legno della croce: Mt 27,32; Mc 15,21; Lc 23,26).
Matteo e Marco forniscono indicazioni molto generiche: «lo portarono via per crocifiggerlo» (Mt 27,30); «lo condussero fuori per crocifiggerlo» (Mc 15,20).
Luca aggiunge il dettaglio della gran folla: «lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui» (Lc 23,27).
L’analisi cristallografica del materiale rinvenuto sulla Sindone in corrispondenza di un tallone rivela tracce di aragonite, un tipo di carbonato di calcio (CaCO3) simile alla calcite ma avente configurazione atomica diversa e assai più raro. Quello reperito sulla Sindone, con piccole quantità di impurezze, risulta avere uno spettro quasi perfettamente sovrapponibile a quello di campioni prelevati in alcune grotte vicino a Gerusalemme.
Pubblicazione degli studi sulla Sindone

 

TRACCE DI ALOE E MIRRA
Sulla Sindone sono state trovate anche tracce di aloe e mirra, sostanze che nell’antichità venivano impiegate, oltre che come profumi e unguenti preziosi, anche per trattare i cadaveri, data la loro proprietà di ritardarne la decomposizione.
Aloe prelevata dalla Sindone, al microscopioMirra prelevata dalla Sindone, al microscopio, con tracce di aloe
«Nicodemo portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre» (Gv 19,39)
La quantità impressionante riferita dal Vangelo (oltre 32 Kg) non deve stupire: in genere solo parte della mistura veniva utilizzata direttamente sul cadavere, mentre il resto rimaneva nella tomba per purificare l’aria (anche le operazioni rituali sul corpo di Gesù non furono portate a termine il venerdì sera, ma era previsto continuassero domenica mattina).
L’aloe è una pianta aromatica con molte proprietà, tra cui quella cicatrizzante; è sempre stata quindi utilizzata anche per l’imbalsamazione e più in generale per il trattamento dei cadaveri.
Pianta di aloeInterno di una foglia di aloe
La mirra è una gomma-resina aromatica estratta da alberi e arbusti (Commiphora); può essere anche ridotta in polvere. Da sempre è utilizzata come profumo e come disinfettante, oltre che per l’imbalsamazione e il trattamento dei cadaveri.
Disegno botanico della pianta di mirraMirra in grani