Sindone: e luce fu?


«Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte» (Gv 20:5,7)
«Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette» (Gv 20:8)
Secondo un crescente numero di esegeti e linguisti, le traduzioni a cui siamo abituati non rispecchiano fedelmente il testo greco del Vangelo.
Esiste invece una particolare esegesi del passo di Giovanni che sembra la descrizione precisa della teoria del corpo che si rende meccanicamente trasparente al telo.
I termini greci che descrivono la posizione dei teli funebri (othonia keimena) indicano infatti un giacere che si può benissimo interpretare anche come un presentarsi afflosciati, svuotati.

Othonia keimena = la Sindone svuotata

Quanto poi al sudario, una traduzione forse più corretta del testo greco (entetylimènon eis ena topon) dovrebbe descrivere il sudario avvolto in una posizione unica: cioè non piano, ma tridimensionale, svuotato e come inamidato; quindi a sé stante, nella stessa posizione che aveva avuto prima, sul viso.
Se così fosse, si spiegherebbe perfettamente perché Pietro e Giovanni, entrati nel sepolcro, hanno avuto la prova evidente del fatto che il corpo del Maestro non si era rianimato (come era accaduto per Lazzaro), ma neanche era stato trafugato, da amici o da nemici.

La disposizione dei teli funebri era sufficiente a convincerli: Giovanni vide e credette.

Affreschi di Giotto e di Pskov, iconografie a confronto
Se nella Chiesa d’Occidente l’attenzione è sempre stata rivolta al sepolcro vuoto, nella Chiesa d’Oriente si è sempre privilegiato l’aspetto della sindone funeraria vuota, costantemente rappresentata in posizione plastica, tridimensionale.

La Sindone è raffigurata ancora in forma avvolta attorno al corpo, ma senza il corpo
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Il corpo non è stato tolto ma si è come volatilizzato lasciando la Sindone così com’era.

L’iconografia bizantina sembra confermare questa esegesi: si tratta di un’osservazione importante, perché è un’iconografia di ambiente linguistico greco e dunque leggeva direttamente il testo giovanneo comprendendone correttamente tutte le sfumature.
Icone bizzantine: Sepolcro vuoto / Teli vuoti
Nell’iconografia bizantina talora i teli (othonia, cioè la Sindone) hanno forma simile a un bozzolo, appaiono cioè svuotati; il sudario del volto appare sopra, al suo posto, anch’esso tridimensionale, plastico e svuotato.
L’immagine del bozzolo di una farfalla appena nata corrisponde da un lato al simbolismo della crisalide, siginificativo per la Resurrezione; dall’altro richiama le fasce in cui fu avvolto Gesù Bambino.
Nessuno ha visto Cristo emergere dalla tomba. È stato suggerito che la pietra sia stata rotolata via non perché Lui non potesse uscire, ma perché noi potessimo entrare e vedere che la Sindone e il sudario erano ancora al loro posto, proprio come se il cadavere che era stato avvolto in essi fosse evaporato, si fosse smaterializzato. Le guardie poste a guardia del sepolcro sono prive di sensi: non Lo videro sorgere, non videro nulla se non il lampo brillante di un fulmine divino che emanava da Qualcuno che avevano creduto morto.